venerdì 22 giugno 2012

POLLICE NERO - Impazza l'aiuola terminale.

Milano è una città dove quella per il verde è da tempo una guerra persa. La propaganda degli innumerevoli alberi piantati si fa gioco dei cittadini, tacendo quanti ne sono stati abbattuti e che percentuale di Parco Agricolo Sud viene mangiato dalla speculazione edilizia ogni anno, (tanto che ormai si possono trovare i cartelli che limitano quest'area protetta tra palazzi e centri commerciali.)
Detto questo però non si può negare che il comune a quel poco di verde rimasto ci tiene.
O meglio, ha il braccino corto quando si tratta del verde dei parchi ed ha le tasche bucate quando si tra tratta di onerosissimi brillanti ritocchini.

E' il caso delle aiuole che spuntano in questi ultimi mesi negli spartitraffico, nelle piazze e nei giardini. Si potrebbe dire che l'estate vive di colori e che i fiori portano allegria. Si potrebbe, specie se fossimo sul lungo mare di Alassio. La verità è che le aiuole sono verde a perdere. Resistono normalmente un paio di mesi. Piantate a fine giugno resistono 4 giorni. E' per questo che in Europa, contesto al quale apparteniamo solo geograficamente, le aiuole fiorite sono esibizioni esclusive per luoghi protetti e spazi adatti, dove un giardiniere le cura insieme ad altre piante preziose.

Nella foto (non è un dipinto di Munch) ecco le piante dopo 3 giorni. Siamo in P.zza del Rosaio/via Solari (ma i casi in città sono centinaia). Si può notare con quanta misteriosa fretta viene allestito lo spettrale spettacolo 'L'Aiuola Terminale', mentre nulla si è ancora fatto per il verde circostante (si noti la biada pronta per l'autocombustione). Quei bei fiorellini già morti ad altezza tubo di scappamento dureranno al più una settimana. Ma la loro vita complessiva sarà di almeno due. Perché c'è voluta una settimana per farle nascere. Uno staff di 5 giardinieri con camioncino e attrezzatura, un'autobotte per la prima annaffiatura. Per un totale di 4 giorni di lavoro per tutta la piazza. Seguono, a breve, un paio di interventi di rianimazione e trapianto. Altro furgone che porta nuove piante, in modo che i 4 abitanti di Milano ad agosto possano godere appieno dei profumati petali coperti da polveri sottili. Infine il rito funebre: rimozione delle salme e terra arida pronta per un inverno di calpestio, piccioni, sporcizia e fragranti, queste sì, cacche di cane.

La domanda che sorge spontanea è: perché non piantare una siepe o un arbusto che cresce da solo e non muore nemmeno dopo un attentato nucleare? Sarà mica - e qui avanzo l'ipotesi (e per salvarmi già la nego) che a tutti balena in testa - che questa marea di soldi buttati nel cesso per creare degrado e miseria sono una regalia al racket del verde, che come l'edilizia pare essere nelle mani di alcuni intoccabili fornitori?

PS: tra l'altro è sin troppo facile ricordare quanto siepi ed alberi siano un'arma naturale contro l'inquinamento. Acchiappano anidride carbonica, si tengono il carbonio e restituiscono ossigeno.

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