In concomitanza con i lavori che portarono al raddoppio dei binari nella tratta tra le stazioni delle FN Bullona e Bovisa, non si è infatti consumato il semplice scempio della palazzina liberty che ospitava la prima delle due stazioni appena citate, ma si decise anche di coprire i binari che passavano sotto l'incrocio citato all'apertura di questo articolo. Nel coprirli si è deciso di aumentare la superficie calpestabile, creando una specie di piccolo piazzale, con le seguenti caratteristiche:
- Divisione del suddetto piazzale in tre spicchi di asfalto, due dei quali risultano poco più che uno scomposto allargarsi del marciapiede, il terzo invece decisamente più ampio.
- Fioriere in cemento e mattoni rossi, tutte riarse e invase di rifiuti.
- Nessun tipo di ombra o riparo che permetta anche solo di fermarvisi a leggere il giornale durante una breve passeggiata. E pensiamo sia agli anziani dei civici vicini all'incrocio, che ai dipendenti di Fastweb e AEM, tra le poche aziende presenti in zona e con sedi a 50 metri di distanza dalle aree che stiamo descrivendo.
- Una selva di paletti di metallo in pieno stile Palettopoli, in maniera da confermare lo stile scelto per l'intera città.
- Unica testimonianza umana: una grata che permette l'accesso a non si sa cosa e che risulta presidiata da una scala a pioli assicurata a una balaustra con una catena da bicicletta. Il tutto per costruire una specie di orrenda scultura metafisica dotata di moltissimi spigoli acuminati e fatta di un materiale che arrugginisce facilmente.
- Una scritta di Ivan, poeta metropolitano, che forse vorrebbe decorare lo scempio ma fa venire da piangere: aforisma fuori luogo e tempo che vorrebbe insegnare qualcosa ma risuona invece come una presa per il culo.
Aggiungiamo che l'edicolante, la cui edicola fu spostata dall'incrocio durante i lavori di copertura dei binari, si è rifiutato di tornare dove si trovava prima, e che il parcheggio affacciato al piazzale è felicissimo della presenza dei mitici paletti che dissuadono le macchine dall'invadere i metri quadri di asfalto disponibili per la sosta.
Chiediamo ai nostri amministratori di fare qualcosa (anche il gesto di far levare quella scala e quella balaustra sarebbe apprezzato), alla Guardia di Finanza di passare dal parcheggio e a Ivan di cambiare l'aforisma. Secondo noi ci starebbe bene un: "Un tempo qui, si guardavano i treni passare".
PS. Per gli hipster in lettura, lo sappiamo che il nostro aforisma è una mezza poverata, ma pure "Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo" non ci sembra sto granché.