venerdì 21 dicembre 2012

OGGETTI BRUTTI #1 - Il tavolino floreale di ghisa.

Apriamo una nuova rubrica: Oggetti Brutti. Si comincia con questo orripilante eppur diffuso modello di tavolo da esterni in ghisa, decorato con motivi floreali. Se vi chiedete il perché della scelta, evidentemente non avete buon gusto o non vi siete mai fermati a pensare ai motivi per odiarlo.
Prima di tutto la superficialità con cui viene usato il termine "tavolo", che implica la presenza di una "tavola", ovvero una superficie con una funzione specifica, per esempio appoggiarci un drink. Ecco, il tavolino floreale in ghisa presenta una superficie, ma piena di asperità legate al decoro ed al materiale, la ghisa.
Secondo poi la ghisa, a parte il caso di termosifoni accesi, è fredda, anzi freddissima, e spesso questi tavolini sono accompagnati da sedie fredde, freddissime. (Sieditici tu d'inverno)
Terzo, il peso che nel momento in cui posizionerai questo oggetto in un qualsiasi luogo, non riuscirai più a smuoverlo, e lì rimarrà, per punirti.
Quarto, i fregi Liberty della Milano di Porta Venezia, sono fighi ed utili solo in quanto decorativi, non è che te li puoi rivedere nei tavolini e sperare nello stesso effetto.

PS: il prossimo articolo della rubrica OGGETTI BRUTTI, sarà dedicato alle foto mosse.

giovedì 20 dicembre 2012

LA NORMALITA' ITALIOTA - Il semaforo dei Flintstones.

Di solito mi compiaccio davanti a esempi di riuso e riciclaggio. Quando però il design dell'arrangiarsi è chiaro segno di strafottenza e provocatorio atto d'indecenza provo solo rabbia e sconcerto.

Ecco a voi il semaforo dei Flintstones. Dondolantemente sostenuto da resti di pavè e cemento in decomposizione ingabbiati in una piattaforma da vigile ormai inscheletrita. A condire il tutto spago e fil di ferro a profusione come fosse un pacco regalo. E sputo dei passanti, sempre più invogliati dalle istituzioni a tenere un atteggiamento civile.

Per la cronaca il semaforo in questione è lì da 10 anni o più. Anche quando per legge europea sono state cambiate le lampade non si è proceduto a una sistemazione.

A contorno, in subordine ma non troppo, la desertificazione delle aree verdi: vittime di calpestio, foglie morte mai rastrellate e deficit permanente di innaffiatura..come faranno all'estero ad avere quel verde là...misteri...

LA CABINA DELL'ORRORE - Proprio quando lasci a casa l'iphone.


Le immagini parlano da sole. Giustificazioni per questo degrado non hanno molto senso. Forse le uniche ma improbabili sono il mantenimento del luogo del delitto in attesa di un pigrissimo magistrato o l'installazione di un artista molto, molto decadente.
Intressante invece è capire perché questa cabina sia ancora incredibilmente in piedi.

Tre le risposte. La prima: la cabina Telecom ex Sip ex, Stipel è un prodigio di resistenza meccanica. Reggerà in eterno fino all'ultimo bullone. La seconda: quando un oggetto è troppo degradato invita alla pietà e non all'accanimento di ultrà e teppisti che viceversa l'avrebbero asfaltata. La terza, la più importante, è che esiste un contratto di mantenimento di una certa quota di cabine telefoniche per non perdere la gestione dello spazio (demanio) su cui sono ubicate.

Significa che presidiando la parte di area calpestabile con cabine più o meno decenti e funzionanti, il gestore può eventualmente usare in futuro quello spazio per altre, future installazioni e/o servizi. In poche parole questo accrocchio è una roccaforte, parte di uno scenario alla 'Deserto dei Tartari'. Nel frattempo però il teatro urbano ne risente, come un marciapiede risente di una permanente deziezione canina.

PS
Inutile dire che quel che resta dell'apparecchio telefonico non funziona.
Però, come ogni oggetto abbandonato, anche questo ha una pratica funzione sostitutiva: orinatoio notturno.

giovedì 6 settembre 2012

ATTENTO AGLI SCHIZZI - Orinatoio più-che-dadaista.

Sì, avete capito bene, è un orinatoio attaccato ad un lavandino, anzi, attaccato ed esattamente alla stessa altezza di un lavandino.
Purtroppo però non si tratta di un'installazione di Duchamp, è tutto vero. E si trova in una delle birrerie più rinomate di Anversa, la Paters Vaetje, andate pure a controllare, ma attenti agli schizzi!

lunedì 27 agosto 2012

MONS RIDENTE CITTADINA BELGA - Madre di Dio salvaci tu.

Mons, cittadina del Belgio francese ha l'aria di un paese segnato dalla decadenza economica. Purtroppo, all'abbandono dell'industria è seguito l'abbandono della ricchezza e di molta della popolazione. Quel che dispiace nel visitarla è che si percepisce che al fenomeno si stia accompagnando la disgregazione di un'ossatura culturale che doveva essere forte fino a pochi decenni fa. Il problema è che laddove si abbia abbandono, il primo a proliferare è il degrado.
Con i prossimi esempi non vogliamo insultare Mons, ma speriamo di mettere in guardia i suoi cittadini (nell'eventualità che qualcuno legga il post) e quelli di altre città che, non ci auguriamo, dovessero trovarsi nella condizione di quest'area depressa del Benelux.
Nel frattempo, non ci resta che pregare forte la Madre di Dio: Ave Maria, Ora pro Nobis.

 Abissi di acciaio: sì, è una citazione al primo libro della saga dei robot di Asimov, per chi non l'avesse letto si svolge in una Terra del futuro, i cui abitanti vivono sottoterra in gigantesche strutture d'acciaio che proteggono dalla variabilità climatica presente in superficie. A Mons stanno già provvedendo coprendo le bellissime casette tradizionali (vedi parte superiore della fotografia) con spropositate strutture di lamiera e vetro che, nel cercare di riprenderne l'antica geometria con tetto a spiovente, danno ancora più noia, con quell'aria del tipo: "Ti soffoco, però ti voglio bene".  
Ave Maria, Ora pro Nobis.

Tono su tono: eccolo qua un altro bell'intervento di restauro conservativo di pregio. In questo caso fortuna ha voluto che si trrovasse una casa antica, non ancora "restaurata" (a dx), di foggia molto simile a quella rimessa a nuovo (a sx). Non notate nulla? provate ad ingrandire la foto...ebbene sì: l'illuminato architetto della Pizzeria "La Palma d'Oro" ha fatto imbiancare con due rossi di tonalità pastello simile il suggestivo rosso naturale del mattone antico a vista. Ave Maria, Ora pro Nobis.


Non abbattete le barriere architettoniche: almeno se questo deve essere il risultato. Tra le vie della cittadina si trova infatti una villa in stile neoclassico, noiosa forse, ma almeno elegante nella perfezione simmetrica della sua facciata (vedi parte superiore della foto). Eppure anche nelle cose semplici si può sbagliare e quindi, dovendo scegliere come far entrare le persone con difficoltà di deambulazione, il progetto vincente è quello che prevede di costruire un gigantesco ascensore in vetro e acciaio bianco. Per chi non l'avesse notato, si prega di fare attenzione alle proporzioni con l'automobile parcheggiata. Ora, i diritti delle persone diversamente abili non devono essere messi in discussione, ma siamo certi che questa fosse l'unica soluzione? Mi vien da piangere, per tutto e per tutti.
Ave Maria, Ora pro Nobis.





Patrimonio Unesco e dell'Ostello della Gioventù: che il potere della Chiesa Cattolica fosse grande lo sapevamo, ma che potesse arrivare a tanto non potevamo immaginarcelo. Purtroppo la foto andrebbe letta alla araba, da dx a sx. Proprio a destra c'è infatti il Beffroi barocco (una specie di campanile), in restauro al momento della foto, nominato dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità. Spostandosi alla sua sinistra, seguendo la strada, si intravede da subito una struttura agghiacciante che sembra un po' il Museo della Shoa di Berlino, un po' il Museo del cantiere del Beffroi, ma poi si scopre essere l'Ostello della Gioventù di Mons. Ma vaffanculo, vah! Sembra una bara incrociata con una chiesa incrociata con un pugno in faccia! Tutti assieme:
Ave Maria, Ora pro Nobis.


mercoledì 25 luglio 2012

FIERA DI SINIGALLIA - Quando la Municipale s'incazza.

Vi sarà capitato almeno una volta di fare un salto alla celebre Fiera di Sinigallia (erroneamente detta Senigaglia) e di notare che non tutti gli espositori sono esattamente 'autorizzati' alla vendita. Quelli ufficiali hanno un furgone, l'ombrellone, merce esposta ordinatamente e pagano un canone di locazione. Altri, venditori di merce raccattata qua e là tra spazzatura e raccolta di abiti smessi, sono invece abusivi. Poi ci sono i venditori di bici rubate che appartengono ad alla categoria 'criminali in libertà'.

I primi, venditori con licenza, traggono un vero profitto dall'attività e nella maggior parte dei casi fanno gli ambulanti di mestiere o hanno un'attività parallela (negozi, e-shop..) nel resto della settimana. I secondi stentano a guadagnare pochi miseri spiccioli da un'attività ultra residuale. E' triste dirlo ma stanno alla nostra società come i decompositori alla catena alimentare. Difficilmente offrono qualcosa di interessante e spesso chi compra la loro mercanzia non può permettersi altro. L'ultima categoria, i marcioni che ti fanno la bici, li lasciamo da parte. Contro questi ultimi il comune non ha mai preso provvedimenti seri: i vigili urbani non cercano rogne con chi può creare guai.

Ultimamente gli abusivi e razziatori di mezzi ecologici si sono allargati facendo propria una zona limitrofa allo spazio espositivo.
La Municipale ha quindi pensato di tirare fuori i muscoli e, sapendo che ad ogni milanese si è visto sottrarre almeno una volta la bici, hanno cacciato via i soli straccivendoli. Il metodo di rappresaglia delle forze dell'ordine non ammette repliche (vedi foto). Centinaia di metri nastro contro la barbarie e lo squallore. Una sorta di mega zona del delitto. Un intruglio di plasticume partorito dal cervello di una scimmia con lo scopo di..eliminare il problema abusivi (direte voi)? No, con lo scopo di produrre il risultato della foto qui sotto. Tutti gli abusivi spostati nel vicino parco a circa 100 m di distanza.


Bilancio dell'operazione Municipale contro Straccivendoli:
Problema non risolto (ammesso che sia un problema degno di essere affrontato e che possa essere mai risolto).
Raddoppio delle forze dell'ordine impiegate.
Metri di plastica ad aggiungere inutile squallore.
Un parco occupato per tutto il sabato e parzialmente inagibile a bambini, giovani e famiglie.
Ennesima conferma della mancata volontà di dare un colpetto (anche piccolo) ai ladri di bici.
Non ultimo, l'evidente incapacità del comune di cogliere i problemi prioritari della città e di intervenire sul 'niente' peggiorando oltretutto la situazione.

Proprio vero che quando la Municipale si incazza i risultati non si fanno attendere.

martedì 24 luglio 2012

BUON APPETITO - Cameriere.. mi scusi, c'è un capello nel sottopiatto!

Uno, in pausa pranzo, vorrebbe essere assistito, coccolato, staccare la spina e mangiare qualcosa, parlare coi colleghi, riposare gli occhi, acquisire le calorie necessarie a portare a termine la giornata.

Ma voi, prendete la voglia del proprietario di un bar di risparmiare fino all'ultimo centesimo, al limite di guadagnarci anche un cento euri, e a questo aggiungete la grafica struggente figlia del peggior Windows Paint, la raffazzonata cultura del fare di una copisteria che si spaccia per laboratorio di stampa e la mancanza di deontologia di fronte alle richieste del committente di un presunto pubblicitario, state sicuri che otterrete lei:

LA TOVAGLIETTA AMERICANA USA E GETTA CHE PUBBLICIZZA L'EPILAZIONE DEFINITIVA IN SCONTO.



Buon appetito!

E un saluto agli amici della GdF, per i quali rimaniamo a disposizione se volessero passare a trovare la mensa di cui sopra: proudly evasori totali since 1981.

mercoledì 18 luglio 2012

FA MALE ALLA SALUTE - Non fatelo a casa vostra.

Capita di andare a casa di amici e trovare brutture di ogni genere: set di posate a fiorellini comprate da Casanova, quadretti di Anne Geddes appesi in bagno, le chiavi di una Peugeot 206 in cui si è certi spopoleranno il margheritone di peluche vinto con la pinza fuori dal cinema e il nuovo deodorante a forma di geco che rende l'aria irrespirabilmente profumata di pino&vaniglia.

Poi capita di andare a casa di amici, ed essere al contrario piacevolmente sorpresi da come essa rispecchi il buon gusto e la personalità dei proprietari: mobili accostati con gusto, mirabilia diffusamente adagiate sugli stessi, qua e là piccoli interventi di design che rendono l'ambiente accogliente e gradevolissimo. Ma è proprio in queste case che può nascondersi il peggio, ovvero quel dimenticato, e oramai tollerato, angolo di inurbano che non ci si aspettava. E fa male al cuore.

Ecco dunque a voi il DAVANZALE CONTRO TUTTI.
In questo angolo di casa faranno bella mostra di sé una serie di vasi abbandonati. Che questi vasi diventino posacenere, cestini dell'immondizia o monumenti alla cronica mancanza d'acqua di alcune parti del mondo, è forse il lato meno interessante di questo racconto, che in realtà vi parla di come gli umani troppo spesso cedano alla pigrizia e al lasciar fare. 



Tutto questo anche se sono nostri splendidi e adorabili amici.

lunedì 9 luglio 2012

CLEARCHANNEL - Pubblicitari da denuncia.

Sempre per la serie "non c'è limite al peggio", ecco che cosa si incontra in via Canonica andando verso Piazza Gramsci, a pochi metri dall'inizio della rinnovata e stupenda Paolo Sarpi: un cartellone pubblicitario che si fa a fatica credere esista per davvero, nella legalità, si intende.
Enorme, anzi sproporizionato.
Luminosissimo, anzi accecante.
Troppo basso, anzi poco più alto di una cabina telefonica.
Inutile, anzi pubblicitario.
Dannazione, ma com'è possibile?

Si capisce che i diritti pubblicitari facciano cassa, ma il bilancio costo/benefici qui è troppo negativo. Dai, diciamo la verità: è un oggetto indifendibile. Urta la vista e distrugge il cuore. Un oggetto così grosso non doveva nemmeno trovarsi lì, ma ora che c'è (e sarà da due/tre anni) perché nessuno dice niente? Perché gli abitanti del quartiere non lo rimuovono a picconate?!

Mamma mia, quanta merda che ci fanno ingoiare, vado a piangere in bagno. Da solo, anzi con il ricordo di questo schifo prodotto da ClearChannel e accettato dal Comune di Milano.

venerdì 6 luglio 2012

LA TOILETTE DEI VISCONTI - Lasciare data e ora.

Porco cane, oh! Uno spera di non incontrare alcuni scempi, perché non se li immagina...e invece...alla fine tocca che una mattina ti trovi per caso al Castello Sforzesco di Milano, hai bisogno della toilette e ti fai indicare dove si trova, dunque ci vai.

E cosa ti si para davanti (appena varcata la soglia di uno di tanti meravigliosi angoli della magione che fu dei Visconti e degli Sforza)?

Una nauseabonda latrina, che in confronto i bagni dell'autogrill di Rozzano Est sono migliori. Ora, posso capire che avere una persona che pulisca i bagni costa, ma che figura ci fanno le città italiane ad avere nello stesso luogo la Pietà Rondanini e dei servizi igienici di tal fatta?

AVANTI COSI' RAGAZZI, AVANTI COSI'!!!

PS: sulla porta di dx si nota del nastro adesivo da pacchi, messo certamente per evitare che entrasse qualcuno quando il gabinetto era rotto, ma non completamente rimosso al ripristino delle sue funzioni.
PPS: una parola sui materiali, dei pregiati marmi/graniti, tipicamente usati nei bagni pubblici perché poco porosi.


giovedì 28 giugno 2012

LA DUNA IN BONOLA - Meglio quella dell'Alfa Romeo.

Circa 15 anni fa presso via Benedetto Croce, all'imbocco del quartiere Bonola, ai piedi del Monte Stella, sorsero delle specie di dune ricoperte di un'erbetta perfettamente curata. Ricordo ancora quando le vidi per la prima volta. Ero giovane, e mi sembrarono un'assurdità. Erano brutte e tanto alte da non poter essere usate da nessuno, né adulti, né bambini (oddio forse loro potevano usarle per ruzzolarci giù, stando attenti però a non finire direttamente nello stradone di sotto, vista la vicinanza all'imbocco dell'autostrada).

Non riuscivo a darmi una spiegazione. Me l'ha data poco tempo fa un amico architetto, il quale mi ha fatto  partecipe:
  1. della legge per cui tanto costruisci, tanto devi ridare alla cittadinanza in termini di "verde urbano";
  2. dei costi della movimentazione delle macerie che spesso si debbono spostare quando si fanno grandi interventi architettonici.
Succede così che la duna, o montagnola, risolve due problemi nello stesso tempo: alzandoci dal piano stradale la superficie di verde "donato" aumenta e possiamo lasciare gli inerti sul posto...tipo il Monte dei Cocci di Roma (però di merda).



Poco tempo fa sono ripassato da quel luogo e ho scoperto che continua a valere il luogo comune per cui non c'è limite al peggio: le dune sono state plantumate! La cosa peggiore è che molti potrebbero pensare che la notizia sia positiva. D'altra parte non ci si può giocare, non possiamo stenderci a prendere il sole o per un pic nic, tanto vale metterci degli alberi, no?! Beh, chi conosce le basi della progettazione vegetale saprebbe che questo è vero solo se poi si interviene in maniera negli anni successivi all'impianto. Altrimenti il risultato è lo scempio che vedete nelle foto.





In pratica, siccome le aziende addette alla cura del verde urbano non sono solite trattare boschi in pendio tipo le faggete casentinesi, non è possibile tenere ordinate queste specie di selve, tanto che in una delle foto si nota come il taglio arrivi fino all'inizo della duna per fermarsi dove iniziano gli alberelli che, nel caso riescano a sopravvivere e crescere, saranno troppi, soffocandosi l'uno con l'altro ché nemmeno il sesto di impianto è stato rispettato.

RIFLESSIONE FINALE
E' da innumeri legislature che il Comune di Milano dichiara di  aver piantato o voler piantare migliaia e migliaia di nuovi alberi, con progetti "all'avanguardia" in Europa, e le stesse statistiche dicono che un decimo delle superfici metropolitane sono naturali. Eppure sfido a trovare un turista o un cittadino che racconti quanto verde ci sia in città!

Come mai?

Presto detto: una cosa è quello che percepiamo noi come "verde pubblico", un'altra quella che vedono le statistiche. Per noi un "parco" è un luogo ameno, con alberi frondosi e profumati, magari al lato di un laghetto. Per il politico-contabile, invece, il termine "parco" è meglio venga sostituito da "verde urbano", così possiamo contare ogni organismo pluricellulare dotato di capacità fotosintetiche, ed il peso della sua bellezza e della funzione ristoratrice perde peso nella valutazione. Il discorso è complicato e per questo citeremo un grande del XX secolo, il caro vecchio ubriacone Charles Bukovski il quale diceva: "Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media". Diffidare sempre dei riassunti di altri, meglio uno sguardo critico.



martedì 26 giugno 2012

SPRECO CUBE #2 - Palettopoli insiste.

Avevamo già parlato del numero paradossale di paletti per la dissuasione della sosta in una via di Milano. Speravamo fosse un caso isolato, un errore eccezionale, ma è bastato guardarsi attorno per scoprire una nuova vietta finemente palizzata.

Si trova a Chinatown, e l'intervento risale a qualche anno fa prima che Paolo Sarpi venisse trasformata in una stupenda strada pedonale (lo si capisce dal modello dei paletti, che spuntarono di colpo in tutte le zone centrali della città).

Non ci siamo fermati a contarli e non ha senso nessun ulteriore commento, ma il pensiero come al solito va a chi ha commissionato i lavori, che probabilmente non ha guardato il rendering del progetto, oppure non è andato a controllare il risultato, oppure ha fatto entrambe le cose, ma adesso sarà irrintracciabile.

Non ci resta che imboccare la stradina ad occhi chiusi sperando che in fondo, quando vira leggermente a sinistra, vi sia l'antro di Cariddi che ci inghiotta e ci porti via per sempre.

venerdì 22 giugno 2012

POLLICE NERO - Impazza l'aiuola terminale.

Milano è una città dove quella per il verde è da tempo una guerra persa. La propaganda degli innumerevoli alberi piantati si fa gioco dei cittadini, tacendo quanti ne sono stati abbattuti e che percentuale di Parco Agricolo Sud viene mangiato dalla speculazione edilizia ogni anno, (tanto che ormai si possono trovare i cartelli che limitano quest'area protetta tra palazzi e centri commerciali.)
Detto questo però non si può negare che il comune a quel poco di verde rimasto ci tiene.
O meglio, ha il braccino corto quando si tratta del verde dei parchi ed ha le tasche bucate quando si tra tratta di onerosissimi brillanti ritocchini.

E' il caso delle aiuole che spuntano in questi ultimi mesi negli spartitraffico, nelle piazze e nei giardini. Si potrebbe dire che l'estate vive di colori e che i fiori portano allegria. Si potrebbe, specie se fossimo sul lungo mare di Alassio. La verità è che le aiuole sono verde a perdere. Resistono normalmente un paio di mesi. Piantate a fine giugno resistono 4 giorni. E' per questo che in Europa, contesto al quale apparteniamo solo geograficamente, le aiuole fiorite sono esibizioni esclusive per luoghi protetti e spazi adatti, dove un giardiniere le cura insieme ad altre piante preziose.

Nella foto (non è un dipinto di Munch) ecco le piante dopo 3 giorni. Siamo in P.zza del Rosaio/via Solari (ma i casi in città sono centinaia). Si può notare con quanta misteriosa fretta viene allestito lo spettrale spettacolo 'L'Aiuola Terminale', mentre nulla si è ancora fatto per il verde circostante (si noti la biada pronta per l'autocombustione). Quei bei fiorellini già morti ad altezza tubo di scappamento dureranno al più una settimana. Ma la loro vita complessiva sarà di almeno due. Perché c'è voluta una settimana per farle nascere. Uno staff di 5 giardinieri con camioncino e attrezzatura, un'autobotte per la prima annaffiatura. Per un totale di 4 giorni di lavoro per tutta la piazza. Seguono, a breve, un paio di interventi di rianimazione e trapianto. Altro furgone che porta nuove piante, in modo che i 4 abitanti di Milano ad agosto possano godere appieno dei profumati petali coperti da polveri sottili. Infine il rito funebre: rimozione delle salme e terra arida pronta per un inverno di calpestio, piccioni, sporcizia e fragranti, queste sì, cacche di cane.

La domanda che sorge spontanea è: perché non piantare una siepe o un arbusto che cresce da solo e non muore nemmeno dopo un attentato nucleare? Sarà mica - e qui avanzo l'ipotesi (e per salvarmi già la nego) che a tutti balena in testa - che questa marea di soldi buttati nel cesso per creare degrado e miseria sono una regalia al racket del verde, che come l'edilizia pare essere nelle mani di alcuni intoccabili fornitori?

PS: tra l'altro è sin troppo facile ricordare quanto siepi ed alberi siano un'arma naturale contro l'inquinamento. Acchiappano anidride carbonica, si tengono il carbonio e restituiscono ossigeno.

lunedì 4 giugno 2012

STAZIONE BULLONA - Si stava peggio quando si stava peggio.

Qualche tempo fa, un lettore del Corriere della Sera, aveva scritto alla Gentilissima Signora Bossi-Fedrigotti della condizione di degrado riservata all'ormai dismessa Stazione delle Ferrovie Nord della Bullona, denunciando come la bella facciata della palazzina in stile liberty fosse ridotta a impalcatura cartelloni pubblicitari di dubbio gusto.



Si stava peggio quando si stava peggio: da una bruttura insopportabile, al vero degrado dell'abbandono.

Forse che il bar a fianco non abbia più il giro d'affari che rendeva utile lo sfruttamento dello spazio antistante la Bullona, forse che una maledizione atzeca impedisca ai barman di versare cocktail all'ombra di quella palazzina, forse hanno smarrito la chiave del lucchetto che chiude la ringhiera a difesa di uno spazio (riteniamo NON) privato.




Non sappiamo. Ovviamente propendiamo per la prima ipotesi, quella per cui si cura uno spazio solo se si ha un guadagno da trarne, ma speriamo che sia andata davvero persa la chiave e che sia solo un caso se aldilà della ringhiera erbacce e fili scoperti non vengano le une raccolte e gli altri sistemati.

Diversamente speriamo che la maledizione atzeca di cui sopra colga sia il proprietario del bar che il progettista di questo immane scempio. L'uno per la realizzazione a sfregio del quartiere prima che del buongusto, e l'altro per il successivo abbandono.

Non facciamo i nomi, è un attimo documentarsi.


mercoledì 30 maggio 2012

STAY URBAN #4 - The Brutal Simplicity of Thought.

In quanto blog dedicato al degrado urbano ed agli errori progettuali, non possiamo esimerci dal presentare esempi di genio creativo, così da dimostrare come possa essere possibile vivere meglio.
Caso lampante è progetto The Brutal Simplicity of Thought promosso dalla M&C Saatchi, un'organizzazione di imprenditori (citando le loro parole) "progettata per essere allergica alla burocrazia e alla comodità dello status quo".

Il progetto consta di un libro virtuale, che può essere acquistato o scaricato gratuitamente (speriamo legalmente), che racconta come alcune intuizioni abbiamo cambiato la nostra vita e come, attraverso l'accumulo di brillanti idee di singoli individui il benessere collettivo sia in continuo aumento. Il libro è pure bello e (come noi) chiede di contribuire alla "mappatura" dei pensieri che hanno migliorato la nostra vita.

Ma la cosa più grande di tutte è il messaggio veicolato: è più difficile, ma utile, semplificare che complicare.

giovedì 24 maggio 2012

PIAZZA MACIACHINI - Tutto sbagliato, tutto.


Ecco a voi Piazza Maciachini, periferia Nord di Milano (abbiamo parlato di un luogo molto vicino a questo in un post dedicato ad un'area giochi di nuova costruzione e di dubbio gusto). E' l'area evidenziata dal poligono rosso nella fotografia sottostante. 
 Un bel piazzone, ampio con del verde in mezze ed una buona viabilità...dall'altro...in realtà uno scempio fatto e finito. Permettemi di spiegarvi cosa sia vista da terra, seguite i numeri sulla mappa (cliccate per ingrandire) e successivamente confrontate le foto scattate in un sabato mattina.
 



1. Entrata nell'area verde in mezzo alla piazza, attraverso rotaie del tram, prefenziali per taxi, dopo aver superato quattro corsie dedicate al traffico ordinario.







2. "Visione" della facciata della scuola elementare (che quest'anno compie cento anni) privata della propria funzione di facciata da altre rotaie per tram e un filare di alberi mal curati, che aumentano la voglia di distogliere lo sguardo.




3. Di fronte alla facciata, ecco spuntare i serbatoi per l'acqua, ben addobbati da sticker di street artist (vedi anche foto sotto), su cui non mi sono ancora fatto un'idea estetica, anche perché sono concentrato su due aspetti: il primo è che dalla foto 1 non si vedevano, perché seminascosti da un verde che, quando muore non viene sostituito lasciando il dubbio che nessuno abbia idea se sia giusto nasconderli o meno...





4. Il secondo aspetto che mi perplime riguarda le dimensioni e quanto spazio rubino al parco che potrebbe stare al posto loro, ma certamente hanno una funzione, indi, meglio tacere.


5. Dall'altra parte della piazza, separata dalla circonvallazione (qui siamo a 8 corsie per automobili, più spazio per accostare/parcheggiare), c'è una palazzina del primo Novecento dedicata all'acqua potabile, abbandonata a se stessa, esclusa dal "disegno" della piazza, ma rincuorata dall'amico serbatoio della SIAD - Società Italiana Acetilene e Derivati.



6. Lo slargo cementato attorno alla fontanella che, forse non l'avete notato, ma è fatalmente decentrato, non so se per voi è lo stesso, ma a me urta!






Ora, se il tour non vi ha stancato troppo, permettetemi una digressione storico/urbanistica, che in realtà deriva dall'osservazione della piazza stessa. Quando gli Asburgo arrivarono a Milano era nella seconda metà del 1700, Maria Teresa era Imperatrice e una cinta muraria (i cosiddetti Bastioni) proteggeva la città da attacchi esterni. Le porte, con le proprie pusterle, servivano da casello d'entrata. Milano aveva una pianta simile a quella attuale, circa un cerchio, solo molto più piccola; si estendeva fino all'attuale circonvallazione interna. Al crescer della città, nel corso dei due secoli successivi, Milano ha perso i Bastioni, ma sembra aver guadagnato una nuova "muraglia" che, al contrario della prima, previene l'uscita, invogliando a non essere valicata verso l'esterno: la circonvallazione esterna. Ed anche questa nuova muraglia ha i suoi "caselli", tutti di una bruttezza spaventosa se ci pensate bene: le piazze. Che ansia atomica.

venerdì 18 maggio 2012

TRENITALIA - Il marketing che fa scuola.

Attenzione all’ultima campagna di Trenitalia. Nel migliore dei casi contraddittoria e provacatoria. Nel peggiore demenziale (o meglio demente). In un periodo in cui si tenta di difendere il treno come mezzo di locomozione meno inquinante e meno impattante (sicurezza, tempi, inquinamento acustico) rispetto al trasporto su gomma, Trenitalia promuove un'inziativa paradossale: viaggia col treno e vinci un’automobile. Semplicemente geniale. In una sola frase riesce ad essere: studipo, banale, antiecologico, antieuropeo. Così dopo che un passeggero s'è fatto la 500 Trenitalia potrà festeggiare il 100.000.001esimo viaggio con un sedile vuoto.

Il problema è che ci sono agenzie di pubblicità e marketing incapaci o manager aziendali lobotomizzati?

mercoledì 16 maggio 2012

M5 - Quel non so che di Sofia nel 70.

Cari appasssionati, accaniti lettori.
Un po' di mistero, insegnano, è uno stratagemma accattivante per introdurre un nuovo argomento. E i quiz portano sempre il buon umore. Ma questo NO.

Provate comunque a indovinare quale foto ritrae la nuova stazione della metropolitana milanese, l'avveniristica M5?

Purtroppo avete indovinato ma io farò finta di niente. Ciò renderà meno noioso questo breve articolo e forse la mia gastrite non si trasformerà in ulcera.

Sarà forse la stazione razionale ed elegante dove già da lontano si legge il nome della fermata? Sarà forse quella in cui da un secolo domina un allegro e raffinato logotipo stencil? Magari quella dove intuisci facilmente le connessioni con altri mezzi? O quella dove una bella ragazza entra di slancio?

No. Purtroppo sappiamo bene che la nuova M5 quando emerge (ahimè) dal sottosuolo si presenta come l'opera sciagurata di un artista dilettante ipovedente della foto più in basso.

Prego ossrvare la piacevole saracinesca che aspetta solo di essere decorata con un gigantesco 'W la figa' a spray e l'originale trapezio a mo' vivandiera viola (del pane avariato) per arrotolare l'indispensabile blindatura medievale. Si noti che eventuali nani ninja, gatti randagi e alcolisti acrobatici possono infilarsi facilmente attraverso la M o dopo il 5 della scritta M5, anch'essa color melanzana acerba.

Se per il momento vi sembra comunque una struttura tutto sommato innocua, considerate quella bellissima pista di lancio per skaters fatta di bei profilati verdi tipo panchina di un mister di C2. Verrà utile (come si dice da noi) anche per arrampicate di bimbi sfuggiti a genitori intenti a decifrare il corpo 8 del nome della stazione.

Sappiamo tutti che solo uno sciame di meteoriti potrà cancellare questa bestemmia architettonica. Ma questo probabilmente non accadrà. In tutto il mondo a mafia, pennichella e bunga-bunga dovranno aggiungere anche M5 per avvilirci di sacrosanti luoghi comuni.

Vi lascio con un dubbio che mi attanaglia: l'autore del nuovo obiettivo per vandali 'M5' è solo un daltonico provocatore o rimpiange la fashion identity di Joker?

PS: anche la linea 2 ha creato dei mostri. Guardate qui: in questo spiacevole articoletto del Giorno sulla qualità della vita nell'hinterland vi è una significativa foto di Fukush..ehm..della stazione di Assago, capolavoro trash tra le auto in doppia fila che ha sapientemente sostituito la tipica pensilina della metrò di superficie con lo chalet di Polifemo (..un impegno che contribuirà a elevare la qualità della vita dei cittadini e che, in vista di Expo Milano 2015, aumenterà l'attrattività della città di Milano).T

martedì 15 maggio 2012

M^C^O - Chi sta con chi.


La prima fase di M^C^O termina questa mattina, e la cronaca di uno sgombero annunciato è fin troppo chiara per dover essere commentata o descritta nuovamente. Rimane la testimonianza di una sinistra milanese allo sbando e di istituzioni che non sono all'altezza dei propri compiti.

Abbiamo visto consiglieri comunali cambiare diverse volte idea, che se uno legge i loro post sembra che ci abbiano ragionato, ma poi a ben vedere si capisce che prendono ordini dai loro capogruppo. C'è un sindaco, il quale (è giusto ricordarlo) aveva la fidanzata con casa a prezzo calmierato fornita dall'ex sindaco Pillitteri, che parla della necessità di legalità nell'utilizzo degli spazi. Ci sono tanti ragazzi che vedono un sogno infranto, ma andranno avanti lo stesso, senza piste ciclabili e metropolitane il mercoledì notte.

La legge è vostra, e va bene. La Torre Galfa è di Ligresti, e va bene. Il Sindaco non è il Questore, e una rondine non fa primavera.

Il futuro però, è nostro. E anche Milano.


Continuate a permettere agli spacciatori di cocaina l'occupazione di Corso di Como, e ai proprietari di SUV l'occupazione delle seconde file  in via Buonarroti. Continuate anche a permettere gli scempi, legali e illegali, che sono sotto gli occhi di tutti e in questo blog solo parzialmente ed estemporaneamente riportati.

Continuate così, avete tutto l'appoggio di non si capisce bene chi.

giovedì 10 maggio 2012

GANCIO AL VOLTO DA KO - Voglia di impiccarsi a piazzale Loreto.

Chi ha progettato questo scatolotto-pensilina spero sia ripassato/a a vedere il risultato del proprio lavoro. Qualsiasi sia stato l'impegno e l'onere in senso assoluto è certo che il costo per la cittadinanza sia infinito, quanto la bruttezza di questo scempio che chiunque provenga da via Porpora immettendosi nella rotonda di piazzale Loreto si troverà di fronte. Senza scampo.
Che ruolo abbiano quei tuboni in materiale mettallico lucente non è chiaro. Forse servono per le utenze, da tenere all'esterno del prezioso gabbiotto (vuoto, polveroso e usato come bacheca per annuncio di vendita/fitto box.). Sarebbe questa una grande citazione, con la differenza che al Centre Pompidou lo spazio che si riesce a recuperare spostando le utenze è molto e ha uno scopo nobile, qui invece la struttura vera (un parcheggio) è nascosta nel sottosuolo e il gabbiotto, appunto vuoto, polveroso e usato come bacheca per annuncio di vendita/fitto box. Ma rimane il dubbio (leggittimo) che i tubi siano addirittura un "di più" estetico, data la scelta del materiale.
SPIEGONE PER IL PROGETTISTA: se usi un materiale con poca resistenza, tipo queste lastre lucide, gli dai forma cilindrica, con diametro di 40cm ed altezza due-metri-e-qualcosa da terra, le metti in batterie da 4 e le piazzi in una zona non troppo ben frequentata è un attimo che passi un gruppo di ragazzini col testosterone a livelli atomici e provi l'ultimo esercizio imparato al corso di Thai Boxe (nobilissima arte).

E di colpo pensi alla Buonanima...ché penzolando a testa in giù magari risulterebbe meglio!

martedì 8 maggio 2012

STAY URBAN #3 - Macao, che sogno.

Quello che sta succendo a Milano, alla Torre Galfa di via Galvani è un evento che fa commuovere, da quanto è bello e da quanto faccia sognare. E se è un sogno, non vogliamo svegliarci. Un gruppo di ragazzi che occupa una Torre inutilizzata, che ingombra con la sua inoperosità non solo spazio vitale, ma anche le menti di chi non ha spazi e li vorrebbe e, di colpo ridà vita alla città che è stata di Boccioni, Pelizza da Volpedo, (due) Manzoni, Munari, Morandi, Fontana, Pomodoro, Ponti, Leonardo, e quanti altri ancora...e che appariva da anni in declino culturale continuo. E allora diciamo che MACAO, con i suoi giovani impegnati ad condividere le proprie capacità per costruire qualcosa di nuovo è la cosa più bella dell'ultimo periodo! E nel voler mostrare anche gli esempi di buon comportamento, credendo nella capacità maieutica della testimonianza, non potevamo esimerci dal dedicare un post a MACAO, il sogno.

PS: giriamo anche noi l'invito dei ragazzi della Torre, partecipate ai tavoli, portate strumenti ed esperienza, non abbiate paura, o adesso o mai più.

lunedì 7 maggio 2012

STAY URBAN #2 - Smart parking.

L'irragionevole bruttezza e il sacrificio di alberi, verde e spazi pubblici ci hanno abituati a pensare che un parcheggio interrato debba essere obbligatoriamente una emerita schifezza (come quello di piazza Gramsci per esempio). E invece no.
Quello all'incrocio tra via Pallavicino e via Rossetti è la testimonianza di un progetto intelligente.
Attenzione però, in Italia un buon risultato non può che essere un parto lungo e doloroso. Normalmente una qualsiasi opera (potremmo dire pubblica ma questi parcheggi non sono pubblici, sono box) deve partire con un imbroglio o con un sacrificio imposto ai cittadini. Inizialmente l'idea fu di molestare tutti gli abitanti della zona per dare vantaggio alla sola impresa costruttrice.

Con l'avvallo del comune la prima mossa geniale fu di piazzarlo proprio sotto al parco di via Pallavicino (zona blu della foto). Tantissime le proteste ed anche l'occupazione del suolo da parte di pochi ma determinati cittadini in contrapposizione alla falsa idea di progresso che, tra tutte le opzioni, sceglie sempre quella che massimizza il profitto.

In poche parole dopo lunghi mesi di lotta si preferì l'unica soluzione ragionevole se non addirittura banale: il posto giusto per la rimessa delle auto che circolano sulla carreggiata è la strada stessa..ma sotto (zona gialla nella foto, cliccate per ingrandire).

Nelle foto: mezzeria della strada con prese d'aria per arezione, l'apertura sull'esterno e un primo piano su un dettaglio architettonico: un parcheggio può anche non essere brutto bensì valorizzare il territorio.

PS: si noti come a dispetto di un buon risultato, successivamente qualche tenace fan dello stile Famagosta ha pensato bene di dipingere delle belle righe celesti, stile casello autostradale. Gli ottusi hanno sempre bisogno di ridurre e semplificare tracciando linee e barriere per ordinare la complessità dello spazio. Almeno un writer scrive storto.



giovedì 3 maggio 2012

STAY URBAN #1 - Flower bomb.

Se doveste fare la vostra classifica degli oggetti più inutili cosa scegliereste?! Sinceramente non so: probabilmente le bomboniere e i souvenir (a parte i magneti) avrebbero un posto in cima alla lista. Eppure, in quanto simulacri di ricordi di momenti più o meno felici, questi oggetti potrebbero avere ancora un senso...ma c'è una cosa che davvero non ha più ragion d'essere nella mia vita: le Pagine Gialle.

Ogni anno, da circa dieci anni, spero di non vederle più comparire nell'androne di casa, a ricordare come sia dura questa vita e il suo travaglio, che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia [cit.]. Mamma mia, come li odio quei volumi nuovi fuori e vecchi dentro, che rimangono lì finché l'addetto delle pulizie non li butti via, per un riciclo che fa ridere, pensando al costo ambientale di produzione e distribuzione.

Quest'anno però, cercando di fare la pace con le Pagine Gialle e riprendendo gli antichi consigli di un amico adepto del Guerrilla Gardening, ho trovato un utilizzo che vorrei proporvi come consiglio per una vita migliore. Si tratta di costruire delle innocentissime bombe di fiori!

Materiale necessario:
- Le inutili PAGINE GIALLE

- Del terriccio e semi misti

Dopodiché bastano due passaggi:
- Mischia tutto, bastano 6/7 semi e una presa di terriccio

- Chiudi il cartoccio ed ecco la bomba di fiori!


Ora quello che "manca" è bagnarla e trovare un luogo dove lanciare la vostra bomba per farlo rifiorire. Ce ne sono migliaia, l'unico vero requisito per la scelta è che "possano essere abbelliti". In un cantiere abbandonato, un'area industriale dismessa o un parcheggio cementificato possiamo creare delle piccole macchie verdi. Nelle fioriere dei bar abbandonate, nelle aiuole dei benzinai col pitosforo asfittico, in quella terra di nessuno che è il bordo strada della Paullese, ma anche nei vasi del vostro balcone...provate a lanciare/interrare una bomba di fiori, sarà liberatorio!

PLEASE STAY URBAN!

PS: per chi avesse notato la citazione e per te, Vittorio, non c'è nessuna presa in giro. R.I.P.

mercoledì 2 maggio 2012

MM3 DERGANO - L'area giochi della merda.

Parafrasando una persona non degna di stima come Goebbels: "quando vedo queste cose, metto mano alla pistola".
Non più di un anno fa veniva aperta la fermata della metro Dergano; per chi non lo sapesse, siamo in via Imbonati, periferia Nord di Milano. A metà strada  tra Bovisa e ciò che viene spesso considerato un inferno di immigrazione; in realtà un luogo popolato da tanti italiani e molti stranieri, ma non peggiore di altri. Lo so perché ci vivo, serenamente peraltro.
La pistola (metaforica, sia chiaro) però è sempre pronta. Uno attende l'apertura della nuova metropolitana con passione e quando finalmente ce l'ha di fronte...SBAM! Compare l'area giochi: no alberi, no fontanelle, no panchine per genitori, solo "coloratissimi" scivoli e una soffice pavimentazione in materiale plastico polimerico.
Ora, vorrei chiarire al genio della progettazione che sta dietro tutto questo che: anche se te lo puoi segnare nel Piano Regolatore come parchetto per bambini, nella realtà questa è merda!
E sai cosa ce lo dice?
  1. i lampioni non darranno mai ombra, ma impediscono che ci siano di notte storie losche;
  2. un muretto-tutto-attorno non sostituisce le nostre bellissime panchine verdi;
  3. senz'acqua non c'è vita;
  4. da quella specie di scheletro post-apocalittico che si vede in sfondo sono stati palesemente rimossi dei pannelli di amianto, attività che immaginiamo abbia sforato il budget per il suo completo abbattimento
Come a piazza Gramsci, anche qua arriva il degrado e rimane il senso di vuoto.

PS: un'altra cosa notavo, un tempo Milano era solita adottare elementi di arredo urbano belli e funzionali nella loro semplicità (come le fontanelle-drago e le panchine citate). Com'è possibile che in questi anni abbiamo scelto per tutti i parchetti i giochi di quest'azienda?! Sembrano i chioschi gelato dell'Algida, la stessa azienda che non produce più il Winner Taco!!!

martedì 1 maggio 2012

SPRECO CUBE - Palettopoli.

Talvolta è si devono mettere dei paletti.
Non è solo una metafora linguistica. A volte è necessario proteggere un'area per evitare situazioni rischiose, scoraggiare il parcheggio, proteggere la visuale di un incrocio. Ma questa foto (cliccate per ingrandire) indica che bisogna mettere dei paletti ai paletti. Il dubbio: davanti a tanta tracotante inutilità (ed esborso economico), non ci sarebbero gli estremi per una denuncia di dilapidazione di risorse pubbliche?

Tra l'altro via Elba è un buon esempio di sperimentazione per la sicurezza stradale, con catarifrangenti, rotonde francesi, strisce pedonali illuminate. Ma l'impegno ad avere strade 'europee' viene ridotto a buffonata perché qualcuno c'ha abbondantemente inzuppato il pane (42 paletti inox!)