venerdì 27 aprile 2012

PIAZZA INDIFFERENZA - Già Piazza Gramsci.

Piazza Gramsci è forse il primo degli autosilo moderni di cui Milano si è dotata nei primi anni 90. Se volete essa è un esempio, un progetto pilota che gli ultimi governi socialisti sono riusciti a donare alla città prima di finire spazzati via dalle inchieste delle procure. 



Ecco, il progetto ha dato due risposte chiare, chiarissime: 

  1. Gli autosilo inumati nel sottosuolo della nostra metropoli erano da sempre destinati a deturparne anche l'aspetto esterno. Inutile pensare che sostituire la pavimentazione centenaria di una strada cittadina con pochi metri di terra appoggiati su una soletta di cemento armato ben (?) isolato possa ricreare la situazione utile alla sopravvivenza degli alberi cittadini, e inutile anche pensare che moderni urbanisti siano capaci di reinterpretare, dopo averlo smontato, il profilo di una piazza cresciuta organicamente alle vie che la circondano.
  2. I render e i progetti che vengono presentati alla popolazione nei mesi di finta discussione che precedono i lavori di scavo di fronte alle proprie case, vengono sempre disattesi. Sia nei dettagli realizzativi che nelle intenzioni generali.

Si provi a dimostrare il contrario, e dunque si cerchino (e giustifichino) nel progetto originario queste specifiche così note agli abitanti e frequentatori della piazza: 
  • Il degrado a cui è abbandonata una specie di pensilina che costeggia il lato della piazza che dà su Via Procaccini. Degrado che l'ha trasformata in pisciatoio, parcheggio per moto e orrendo tazebao per improbabili writer della zona.
  • Gli spigoli vivi che rendono pericoloso il gioco ai bambini e l'incredibile gioco di sali scendi vertiginosi o più calmi che rendono impossibile il passeggiare agli anziani.
  • Il verde ridotto a pochi, sparuti e malamente accostati, cespugli che stentano a sopravvivere in fioriere troppe volte invase di rifiuti. Una piazza che è un forno indiano d'estate, che se a Giugno parcheggi il motorino per andare a comprare il pane, rischi di trovare liquefatti gli oggetti conservati nel bauletto.
  • La piastrellatura indecente che fa da cornice a un arredo urbano come al solito progettato per questo solo e singolo intervento urbanistico, così che la piazza sembri fuori contesto e disegnata, se va bene, da un talentuoso principiante (ma crediamo in questo caso si tratti di un prezzolatissimo cialtrone).
A completare il quadro:
  • Una specie di pagoda di vetro e lamiere che doveva essere attrezzata a spazio multifunzionale ma che non è nemmeno stata dotata di bacheche o insegne pseudo-istituzionali, tanto che gli sporadici utilizzatori sono soliti attaccare i propri manifesti direttamente alle porte, ricreando quell'effetto edicola-su-lungomare che poi se entri a cercare la Settimana Enigmistica ci rimani quasi male a trovare un ufficio temporaneo di Emergency.
  • Una fontana orrendamente disegnata, vuota da sempre ... O perlomeno da quando si sono accorti che pioveva nei box. I rifiuti di cui trabocca sono lì a ricordare l'ignoranza nella progettazione cieca e il disprezzo nella realizzazione e nella non-conservazione di un intervento urbanistico che tiene in trappola le decine di palazzi che si affacciano alla piazza.

Se pensiamo alla vicina Paolo Sarpi, appena tirata a lucido tra polemiche e grida entusiaste; se pensiamo alle decine di cantieri uguali a quello di questa piazza, conclusisi o tuttora aperti in città; da ultimo se pensiamo allo schifo vero che fanno questi metri quadri... possiamo solo citare il grande partigiano italiano cui la piazza è intitolata, e sentirci male ancora di più.

Odio gli indifferenti.  

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. [...] Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Ci scusi Antonio Gramsci, partigiano, che parlava di cose molto più serie. Citarlo è per parlare a chi lo ricorda in questa maniera, e ti dice che "non è vero, non è colpa sua" e "sono stati altri" e "poi cosa c'entra? è un caso che sia intitolata a Gramsci".
No no, appunto, avanti così. Indifferenti.

3 commenti:

  1. Quel che più mi brucia è invece dover cantare le lodi di un intervento di parcheggio sotterraneo riuscito: via Pallavicino/via Monti. Il che significa che lo sfacelo è evitabile e se si indugia è per dolo.

    Non a caso questo risultato fu frutto della concertazione tra abitanti, ambientalisti e impresa costruttrice. Ma ci vollero 2-3 anni di occupazione del suolo per evitare lo sfacelo e un parco brutalizzato. A presto un post su questo.

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  2. Bravo, partecipa! Scrivici quello che credi a inurbania@gmail.com, con foto/documenti utili, pubblicheremo di certo.

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  3. Ha il fascino particolare di Gaza o della periferia di Sofia.

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