venerdì 22 marzo 2013

BIKE SHARING A MILANO - #maranperche.

Che Milano non fosse una città vicina ai ciclisti lo sapevamo, l'abbiamo testimoniato diverse volte; scopo di questo blog è sottolineare come l'incuria porti ad errori progettuali dai costi inimmaginabili, incalcolabili se si pensa alla rabbia che suscita un lavoro pubblico fatto male, ma a questo giro abbiamo toccato il fondo, più fondo che si può.
Siamo in piazza Leonardo da Vinci, cuore di Città Studi, e si parla di BikeMI, il servizio di bike sharing inaugurato dalla Giunta Moratti nel 2008. Senza sottolineare le colpe di chi ha impiegato 5-anni-CINQUE, per dare al polo universitario più importante d'Italia un servizio di mobilità sostenibile semplicissimo da installare, ci soffermiamo in questo articolo sul COME è stato installato.

Sconsigliamo alle persone dotate di amore per se stessi e per il mondo di andare oltre, perché le foto che seguono mostrano uno scempio che vien voglia di piangere, o armarsi di piccozza e spaccare tutto. (Oh, non lo fate, è un'iperbole, ché poi non si dica in giro che istighiamo alla violenza)

1. In questa foto notiamo cosa si para giornalmente di fronte a chi dalla fermata della metropolitana Piola voglia raggiungere le Facoltà site al di là della piazza (probabilmente si tratta di 10.000 persone al giorno)
- Ah, che bello!, si pensa ingenui la prima volta, che si vede da lontano la rastrelliera di BikeMI - ci hanno messo 5 ANNI, ma alla fine...
 2. Qui vediamo cosa è stato realizzato: una strettoia da cui non passa nemmeno una persona nel punto di passaggio principale per l'attraversamento del giardino (e dire che il camminamento largo 3 metri e la mancanza d'erba dovrebbero indicare chiaramente quale sia il tragitto preferito dall'utente, o no?!)
- Ma questa gente beve, o lavora?! - è il pensiero di chi si avvede in pochi metri del gigantesco errore commeso






3. ...e dire che potevano spostare il blocco di destra, di due metri a destra...

 
4. ...e quello di sinistra, di due metri a sinistra...E TUTTO SAREBBE PERFETTO!!!















5. Ma loro no, probabilmente han pensato che quel marciapiede non venisse attraversato, e che il flusso del traffico fosse quello della rotatoria chiusa chissà quanti anni fa, e dunque, i progettisti del Comune han posizionato le rastrelliere una di fianco all'altra, come fossero di fianco a un muro.




Gli studenti, ricercatori e residenti di Città Studi ringraziano l'equipe dell'Assessore Maran. Anzi, visto che il mondo è ormai globale, che la comunicazione è 2.0, da oggi in avanti una volta al giorno via twitter, gli chiedermo di spiegarci perché, anche nella realizzazione di opere così semplici, il Comune riesce a commettere errori così grossi! PERCHÉ?!
Se volete unirvi a questa crociata l'ashtag è #maranperche.

3 commenti:

  1. Insomma, la gente tagliava diagonalmente il parco rovinando il prato per non fare quei 10 metri in più per raggiungere il marciapiede (lo "scempio" si vede bene da maps http://goo.gl/maps/CQ3Y8 ). Magari il blocco del passaggio è stato voluto, o per lo meno a me sembra più un vantaggio che uno svantaggio.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Rispettiamo la tua opinione, ma:
    1. la gestione del flusso delle persone, delle traiettorie che prediligono per compiere un percorso è tutt'altro che opinabile, (esistono fior, fior di studiosi che si occupano del tema), non è obbligando le persone a cambiare il proprio percorso che si da un servizio al cittadino;
    2. lo scempio di cui parli è vero, ma basterebbe disegnare un percorso in terra battuta simile a quelli al Parco Sempione o Porta Venezia per trasformare lo "scempio" in un viale calpestabile, che, se ci pensi, sono elementi essenziali dell'architettura verde;
    3. se ti trovassi a passare di lì alle 8/9 di mattina saresti impressionato dall'ingorgo che ogni giorno si crea ;
    4. il problema vero è che questi progetti costano molto e non è possibile che vengano realizzati con tale inettitudine;
    5. erano 5-anni-CINQUE che gli studenti di Città Studi aspettavano il bike sharing...(non ci soffermeremo a far pesare che nelle città Europee serie il bike sharing di norma comincia dai poli universitari, dove ci sono più giovani con meno capacità di spesa, e non dal Centro città).

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